Il lamento del Tigri

Emilienne Malfatto

Sellerio

Da una scrittrice e fotoreporter francese nata nel 1989 arriva con l’effetto di un pesante sasso lanciato nello stagno questo libro indimenticabile, vincitore a buona ragione del Goncourt 2021 per l’opera prima.

È un libro sottilissimo, una novantina scarsa di pagine appena, ma lascia un segno indelebile. 

Nell’Iraq dei nostri giorni, martoriato dall’ennesimo conflitto, una ragazza molto giovane, fuggita con la sua famiglia da Baghdad verso le regioni del sud, rimane incinta senza essere sposata. 

Il padre del bambino è il suo fidanzato ufficiale, che viene ucciso subito dopo quel primo e unico rapporto.

Non c’è nessuna possibilità di sopravvivenza per questa donna, nessuna via di scampo, e lei lo sa bene fin da subito.

Il suo destino inderogabile è la morte, contro cui non c’è difesa né alternativa. 

Nel libro si alternano le voci della protagonista e quelle degli altri componenti della famiglia: il fratello più giovane che già la piange, la cognata paladina della tradizione, il fratello maggiore che è diventato capofamiglia dopo la morte del padre. Proprio a lui spetta il compito di uccidere la sorella, come impongono la legge irakena e un distorto senso dell’onore.

A questo coro tragico si uniscono altre due voci: quella del fiume Tigri, che lamenta attonito la distruzione di una civiltà millenaria di bellezza e splendore, e quella degli eroi dell’epopea di Gilgamesh, il poema epico classico della Mesopotamia, risalente al III millennio a.C.

In quest’opera un autore anonimo narrava l’evoluzione degli uomini da uno stato animale a uno divino.

Tutte queste voci avvolgono e stringono via via più saldamente la protagonista, che attende la propria morte, attenta al rumore dei passi del fratello che si avvicinano alla sua stanza.

Nonostante la tristezza e le lacrime la morte sembra ineluttabile, un destino segnato che non si pensa di poter cambiare.

È un libro molto doloroso, tanto più potente nella sua brevità, secchezza e sobrietà, che ha un grande valore letterario ma anche politico.

L’orrore e il turbamento che provoca sarebbero enormi anche se si trattasse di pura fiction; non sono accantonabili se si pensa che questa è la realtà di tante donne nel mondo.

Marina